Cari genitori, sono una di voi.
Ho un figlio di nove anni e una figlia di tredici e sono madre da abbastanza tempo da essermi già resa conto che no, crescendo non diventa più facile. Ho attraversato indenne le coliche, le pappe, i pannolini, gli inserimenti, svariate prime volte, la separazione, le ospedalizzazioni, le difficoltà a scuola e tutti i giri di giostra che mi sono toccati fino ad ora come mamma e come tutti guardo con eccitazione e apprensione a quelli che mi aspettano ancora.
Sono anche una pedagogista e quindi sono ahimè molto consapevole di tanti errori e sbavature che ho inserito nel curriculum dei miei figli alla voce esperienze pregresse.
Conoscere la teoria non garantisce di saperla mettere in pratica, anzi assicura mille dubbi anche laddove verrebbe da agire istintivamente. Perché in fondo questo è quello che si fa da genitore per la maggior parte del tempo: si prova ad affrontare diverse situazioni muovendosi nel modo che sembra corretto per quanto praticabile.
Il genitore è l’unico mestiere che si fa a pieno diritto pur senza che nessuno ce lo abbia insegnato, solo che poi la società ci chiede il conto e siamo continuamente tirati per la giacchetta da chi ha a che fare con i nostri figli, o semplicemente li osserva, e li trova inadeguati.
Ci troviamo dunque di fronte alla situazione paradossale in cui i genitori sono sottoposti a continua verifica su cose che nessuno gli ha spiegato. E sempre di più stanno diventando il capro espiatorio di tutto quello che non funziona in ambito educativo.
Il punto non è dunque che qualcuno dica alle mamme e ai papà come si cresce un figlio, ma che qualcuno glielo insegni.
Un tempo c’erano i nonni, gli anziani venivano ascoltati perché custodi di un’esperienza che veniva ritenuta valida. Oggi i nonni sono spesso lontani, spesso impegnati e spesso considerati portatori di un sapere che non vale più in un mondo che è profondamente cambiato.
Qualcuno corre ai ripari aggrappandosi dove può: libri di pedagogia, confronto con gli amici, articoli in rete, qualcuno cerca riparo nella psicologia sperando che svelare i meccanismi disfunzionali sia sufficiente, o almeno un punto di partenza, per oliare un ingranaggio inceppato.
Spesso chi ci prova però ci rinuncia, sconfortato dal fatto che più cerca risposte ai suoi dubbi, più gli viene detto che sta sbagliando e se prova ad attivare un cambiamento la sensazione che facilmente prova è “con mio figlio, con mia figlia non funziona”
Cari genitori, non fatevi scoraggiare e non fatevi dire sempre che se qualcosa non va è colpa vostra.
La pedagogia non è una scienza esatta, non ci sono tasti da schiacciare per cui basta studiare tutte le combinazioni possibili e si può essere certi del risultato.
Non cercate un metodo o se cercarlo vi aiuta comprendetelo, fatene tesoro ma poi non seguitelo. Non seguite mai pedissequamente nessun metodo. I comandamenti in educazione sono pochi, pochissimi e forse si limitano a quelli del vivere civile, il resto è tutto da costruire.
E allora immaginatevi un cantiere.
È ingannevole credere che i figli siano la casa da costruire, che se si sceglie il giusto quartiere, i materiali più idonei, le tecniche più adeguate e il miglior vicinato la casa sarà solida e niente potrà buttarla giù.
In realtà mamma e papà sono i capicantiere, i figli sono gli operai e la casa che si costruisce insieme è la vita da abitare con loro: è un cantiere mai chiuso in cui tutto dovrà essere riadattato di continuo e la casa starà in piedi solo se la progettazione sarà adeguata alle capacità (e alle incapacità) degli operai, oltre che alle vicessitudini dell’ambiente.
Fuori di metafora: quello che è importante non è sapere cosa fare in ogni situazione ma allenare la capacità di leggere nei comportamenti dei bambini la richiesta di sviluppo che nascondono, anzi che mostrano spesso maldestramente.
Oltre al riconoscimento dei bisogni dei figli i genitori devono poi maturare la consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti da mettere in azione e con questa lucidità mettersi poi in relazione con loro e capire ad ogni bivio che direzione prendere. E’ una strada da cercare un metro alla volta, in sentieri spesso non battuti prima ma è l’unica strada possibile se vogliamo che il percorso educativo sia efficace.
Fidatevi di un esperto quando non vi dice cosa fare, quando non vi dà risposte ma vi aiuta a cercare quelle giuste per voi e allo stesso tempo vi aiuta a non trasformare questa personalizzazione in alibi per raggirare ciò che è difficile rendendo impossibile il cambiamento.
Se sentite di aver bisogno di aiuto quindi non fatevi vendere niente se non il sostegno alle vostre abilità di progettazione perché possiate sentire che ciò che costruite è una casa solida, ma soprattutto che è realmente accogliente per chi la abita e che è quella in cui voi e i vostri bambini potete essere autenticamente voi stessi, anche nel cambiamento e nella crescita.
* Simona *